Fortitudo Eldorado 1968-69

Fortitudo Eldorado 1969-70


Derby di Natale 1969: il Barone entra nel Mito



Paolo Bergonzoni in nazionale nel 1969

Paolo Bergonzoni primo fortitudino in nazionale nel 1969


Beppe Lamberti e Gary Schull


Lorem Ipsum Dolor sit amet

I primi anni 1960-1973

 

Early Years

La Fortitudo viene fondata nel 1901 da Don Luigi Mariotti, ma è nel 1932 che nasce la sezione pallacanestro, con i canestri montati nella palestra Canetoli di via San Felice. I primi risultati di rilievo, dopo un lungo periodo pressoché amatoriale, sono la promozione in serie C nel 1960 e quella in serie B due anni dopo, vincendo lo spareggio contro la Libertas Forlì allenata da Dido Guerrieri al termine di una vera e propria battaglia, con tafferugli in campo e sugli spalti, con le mogli dei giocatori protagoniste di uno scontro a colpi di… borsettate con tifosi e dirigenti romagnoli. E’ una squadra di cui fanno parte nomi che poi sono entrati nella storia della Effe scudata, come Gianni Paulucci – mitico speaker che conierà il soprannome di “Barone” per Gary Schull – e Beppe Lamberti, l’indimenticabile allenatore della Fortitudo per ben dodici anni, di cui sette nella massima serie.

format_quote
In una sera di metà agosto del 1966, dopo aver sfiorato la promozione nel campionato appena terminato, i dirigenti della Fortitudo acquistano i diritti sportivi dell’Alcisa Sant’Agostino, che milita in serie A
format_quote

Agosto 1966

In un ristorante in via della Grada, sotto la sapiente regia di Piero Lucchini e Piero Parisini, viene perfezionato l’accordo per una cifra di poco inferiore ai venti milioni (si racconta… mai pagati del tutto). L’allegra compagnia – di cui fanno parte anche Gianni Paulucci, Beppe Lamberti e Bruno Mezzadri – nel pieno della notte si trasferisce in massa a Miramare di Rimini per comunicare la notizia a Dario Danielli in vacanza con la famiglia, che rischia l’infarto quando apprende l’entità dell’affare. Lui che stava ancora aspettando che gli fossero rimborsate le 600 mila lire, prelevate dalla liquidazione della moglie ignara, con cui due anni prima avevano comprato Pierone Angelini dalla Partenope Napoli.

I ragazzi del ’66 – ’67

Soldi come sempre se ne vedono pochi, ma i dirigenti sono di grande levatura, come professionalità e serietà. Dario trova lo sponsor Cassera e riesce finalmente a farsi ridare il prestito … della moglie. L’ossatura della squadra, nel primo campionato di serie A (stagione 1966-67) è composta in massima parte dagli stessi ragazzi che l’anno prima militavano in B: Paolino Bergonzoni, Picchio Orlandi, Roberto Gessi, Andrea Orsi e ovviamente l’armadio Angelini, ai quali si affiancano l’esperto Franco Sardagna e due giovani provenienti dall’Alcisa, Lino Bruni e Guglielmo Granucci.
Il primo americano della storia della Fortitudo è Dewey Andrew, bianco di 25 anni per 196 cm. La prima parte del campionato è a dir poco traumatizzante: 2 sole vittorie, 4 punti in classifica alla fine del girone di andata e retrocessione pressoché sicura e pronosticata da tutta la stampa cittadina e non. Invece, nel girone di ritorno, la squadra si trasforma, inanellando una serie di vittorie fin lì impensabili, tra le quali il primo derby vinto sulla Virtus abbinata Candy per 78-63.
L’ultima partita, il 9 aprile 1967, si gioca al Palazzo ed è in pratica uno spareggio con l’Aramis Biella che ha gli stessi punti in classifica. Vittoria netta per 67-51, l’americano piemontese Nightingale cancellato con le buone e le meno buone da Pierone Angelini e finisce con il giusto trionfo per una salvezza in cui davvero in pochi speravano.

format_quote
Per il campionato 1968-69 arriva dagli States colui che diventerà il mito per eccellenza della storia della Fortitudo: Gary – Baron – Schull
format_quote

Eldorado

Anche nell’annata successiva – sponsor Eldorado – la retrocessione viene scongiurata solo a due giornate dalla fine, con la vittoria nel primo derby trasmesso dalla RAI, contro una forte Virtus fino a quel momento ancora in lotta per lo scudetto. Tuttavia è un anno importante per la crescita dei giovani in maglia biancoblu, un fattore che diventerà decisivo l’anno dopo. Per il campionato 1968-69 arriva dagli States colui che diventerà il mito per eccellenza della storia della Fortitudo: Gary “Baron” Schull.
Ala-pivot di straordinarie doti atletiche e di carattere, impressiona tutti in pre-campionato per la veemenza del suo gioco e il popolo dei fortitudini – le cui fila iniziano ad ingrossarsi di tanti ragazzini che scelgono la sponda più debole del basket bolognese, fin lì dominato dalla Virtus – spera in una stagione più ricca di vittorie.

Il bel giocattolo però si rompe ben presto: nella trasferta di Varese Gary si infortuna al menisco e siccome all’epoca non era possibile sostituire uno straniero durante la stagione, la squadra fatta solo di italiani dovrà affrontare quasi tutte le partite che restano fino al termine del campionato.

Il consolidamento

Iniziano i “de profundis” che pronosticano per la Fortitudo un inevitabile ritorno in serie B.

Invece Beppe Lamberti e il suo insostituibile vice Rodolfo Perini fanno conoscere a tutta la pallacanestro italiana il loro genio cestistico: riescono a cementare il gruppo, esaltandone la ferrea difesa e aumentando ancora di più la componente tattica del gioco. Granucci e Angelini diventano baluardi insormontabili sotto canestro, Bergonzoni prende in mano con autorevolezza le redini della squadra, Orlandi e Bruni si esaltano in attacco e in difesa, dovendo marcare sempre i più pericolosi tiratori avversari. Tutti quelli che escono dalla panchina giocano con lo spirito dei guerrieri.

Sconfitte che alla vigilia sembravano scontate si trasformano in vittorie esaltanti. Pesaro, Roma, Udine, la stessa Virtus – in un drammatico derby con il Barone a bordo campo in carrozzina – vengono battute, fino alla perla della vittoria in un Palazzo come mai prima ribollente di passione e orgoglio (30 marzo 1969, per 61-57) contro la corazzata Ignis Varese di Meneghin, Flaborea, Raga, Ossola e Rusconi, che vincerà lo scudetto e l’anno dopo la Coppa dei Campioni, in quella che molti fortitudini d.o.c. presenti all’epoca considerano ancora la più grande impresa compiuta dalla Fortitudo, visto il grande divario delle forze in campo.

L’Eldorado non solo si salva, ma arriva addirittura quinta a pari merito con altre tre squadre ben più attrezzate e soprattutto… complete. E’ il campionato più bello tra quelli dei primi anni della Fortitudo in serie A e alla fine di quella stagione Paolino Bergonzoni viene convocato – primo atleta in assoluto della storia biancoblu – nella Nazionale che giocherà gli Europei a Napoli nell’estate del 1969.

Il giusto premio per lui ma anche per un gruppo di ragazzi che quell’anno stupì tutta Italia.

format_quote
Si chiude un ciclo, esaltante ed emozionante, come tutte le prime volte. La Fortitudo, nonostante la penuria di mezzi economici, è diventata una realtà consolidata del basket italiano
format_quote

La fine del primo ciclo

Nei campionati successivi la Fortitudo si attesta in una posizione di classifica medio-bassa, senza mai rischiare veramente la retrocessione, non riuscendo però a spiccare il volo verso le posizioni più vicine al vertice.

Questo nonostante negli anni la società – con un grosso sforzo economico – tenti di rafforzare l’intelaiatura che è rimasta di fatto la stessa dalle prime stagioni in serie A, acquistando giocatori di rilievo nazionale come gli ex-acerrimi nemici Corrado Pellanera e Dado Lombardi, l’ala Angelo Rovati, nonché il pivot livornese Daniele Stefanini. Alcune perle vanno però ricordate, prima fra tutte il “derby di sangue” dell’antivigilia del Natale 1969. La Virtus ha inserito nel suo roster Terry Driscoll, addirittura una prima scelta NBA e i favori del pronostico sono tutti per i bianconeri. In una partita selvaggia, di fronte a non meno di 9000 spettatori, l’Eldorado alla fine prevale (69-66), con una prestazione mostruosa di un Barone sanguinante in volto, poi immortalato in quella famosa foto che ogni fortitudino conosce e venera come una reliquia.

Schull vincerà anche nel 1970-71 la classifica dei marcatori, per la prima volta nella storia della Effe. Il campionato 1972-73 è l’ultimo di Gary Schull a Bologna e di Beppe Lamberti sulla panchina della Fortitudo. L’Alco – il nuovo abbinamento che durerà per molti altri anni – si salva a fatica, nonostante l’arrivo di due importanti rinforzi come Paolo Viola e l’alpino Franz Arrigoni.

Si chiude un ciclo, esaltante ed emozionante, come tutte le prime volte. La Fortitudo, nonostante la penuria di mezzi economici, è diventata una realtà consolidata del basket italiano. Soprattutto non è mai retrocessa, cosa che invece purtroppo accadrà non poche volte nel periodo successivo.