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Fortitudo 2006-2007


Dalibor Bagaric 2007



Alejandro Muro mangia la retina della vittoria a Forlì



Marco Calamai con Paolo Bergonzoni alla prima partita della nuova Fortitudo contro Pavia


La festa nello spogliatoio dopo la vittoria di Forlì contro Siena. E’ A2 !!!

Il presente: dal 2007 ad oggi

 

Sacrati, basta la parola

Martinelli provvede subito a tagliare i costi di squadra e società. Per il campionato 2006-2007 del roster della stagione precedente restano solo Belinelli e Mancinelli. Diawara è partito per gli States, gli altri si sono tutti accasati altrove, come Lorbek a Malaga e Bagaric a Girona. Anche Jasmin Repesa saluta e si siede sulla panchina di Roma. Vengono ingaggiati giocatori di livello non pari a chi li ha preceduti e altri palesemente sul viale del tramonto, come quel Tyus Edney che sei anni prima aveva fatto venire i brividi dietro alla schiena ai tifosi biancoblu nella finale del primo scudetto. La squadra viene affidata a Fabrizio Frates, che dopo poche giornate viene licenziato con il pretesto di presunte bestemmie nel corso di un allenamento. In realtà le vittorie sono una rarità e chi prende il suo posto, il turco Ataman,  non riesce a migliorare la situazione di una classifica assai precaria.  Alla fine la Fortitudo – dopo un nuovo cambio in panchina, dove va a sedersi l’inedita coppia Oldoini-Dan Gay, riesce a salvarsi vincendo a Teramo, ma è chiaro che “i tempi d’oro” sono finiti e che difficilmente potranno tornare.

Nel frattempo a campionato in corso, la Fortitudo cambia di nuovo mano. Martinelli vende all’immobiliarista Gilberto Sacrati, che si presenta come tifoso della Effe di lungo corso, anche se in realtà nessuno ricorda di averlo visto al Palazzo. Le premesse però sembrano confortanti: come allenatore viene scelto Andrea Mazzon, reduce da ottimi campionati in Grecia. Anche se Belinelli è volato in NBA, restano il Mancio e James Thomas. Tornano Bagaric e Davide Lamma, arrivano Horace Jenkins, Spencer Nelson, Janicenoks e Joseph Forte. Dopo un buon inizio la squadra però infila una serie di sei sconfitte, vince il derby n.100 ma poi continua in un’altalena di risultati che porta all’esonero di Mazzon e all’arrivo in panchina di Dragan Sakota. Al termine del regular season, con la vittoria di Milano la Fortitudo acciuffa l’8° posto e i playoff, dove però incontra la corazzata Siena che la elimina in due partite. Quella di Bologna resta celebre per un clamoroso sfondamento finale di Lavrinovic che viene invece sanzionato come fallo di Nelson, episodio che poi tornerà alla luce nell’inchiesta sui condizionamenti arbitrali operati dal presidente toscano Minucci.

Il crollo

Per il campionato successivo vengono fatti acquisti importanti: Marcelino Huertas in regia, la giovane guardia Jamont Gordon, Uros Slokar, Qyntel Woods, Matteo Malaventura, che assieme ai confermatiMancinelli, Forte, Bagaric, Lamma e Cittadini sembrano formare un’ossatura di squadra di buon livello. I risultati però sono sconfortanti. Nel giro di poche giornate Forte e Woods vengono messi alla porta e inizia una girandola di cambi  degli stranieri che non permettono di trovare un assetto stabile e redditizio: Strawberry, Papadopulos, Scales non riescono a risollevare le sorti di una stagione che vede la Fortitudo annaspare nelle zone basse della classifica. Anche Sakota viene esonerato e al suo posto arriva Cesare Pancotto. Cominciano anche a circolare voci su una situazione finanziaria drammatica, che Sacrati cerca di calmare facendo comparire a Bologna un trio di personaggi americani (i celeberrimi Choufani & Co.) che con la sponsorizzazione GMAC a suo dire avrebbero portato tranquillità alle casse societarie. La situazione però non cambia e la Fortitudo è costretta a giocarsi la salvezza all’ultima giornata, a Teramo, dove esce sconfitta di un solo punto. E’ la retrocessione in A2, ma il peggio deve ancora venire. Al termine del campionato, Sacrati e il GM Zoran Savic convocano una conferenza stampa per tranquillizzare gli animi e dare garanzie sul futuro. “Se non potessi darle non sarei qui a parlare con voi” è una delle frasi più sconvolgenti rivolte ai giornalisti e ai tifosi presenti in sala stampa. Infatti, pochi giorni dopo la Fortitudo per le sue inadempienze economiche viene esclusa anche dalla A2 e chiede di poter prendere parte al campionato dilettantistico di serie B. Sacrati riesce così nella non eguagliabile impresa di costringere la Fortitudo a due retrocessioni nel giro di poche setttimane…

 

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I soldi non sono un problema (Gilberto Sacrati)
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Una fragile speranza

Nonostante l’amarezza della doppia retrocessione, i fortitudini si presentano compatti all’apertura della campagna abbonamenti per il campionato di serie B 2009-2010, sottoscrivendo oltre 3.000 tessere. Nella squadra sono rimasti Lamma, Malaventura e Cittadini e il roster viene completato dall’uruguagio Alejandro Muro (specialista in promozioni), Silvio Gigena, Gennaro Sorrentino e da un gruppo di giovani come Micevic, Quaglia e Borra. In panchina accetta la scommessa Alessandro Finelli, reduce dagli ottimi campionati di Montegranaro. Il girone di regular season è un testa a testa con Forlì, che viene battuta anche nella finale di Coppa Italia. All’ultimo atto dei playoff sono ancora i romagnoli l’avversario da sconfiggere per la promozione al meglio delle cinque partite. La serie inizia con una vittoria esterna della Fortitudo, cui fanno però seguito due vittorie forlivesi. Gara-4 a Bologna è già un “dentro o fuori” e la Effe vince nettamente. I tifosi, che già si stanno preparando all’esodo per la quinta decisiva gara fuori casa. cantano “La vinciamo a Forlì”.  La bella per la promozione è una partita drammatica, giocata davanti a oltre 6000 spettatori in un clima reso ancor più rovente dalla storica rivalità tra le due tifoserie. Sull’ultima azione, Matteo Malaventura scaglia l’ultimo disperato tiro, marcato da tre forlivesi e il pallone si insacca proprio sul suono della sirena, dopo essere rimbalzato tre volte sul ferro. La Fortitudo ha vinto e ha conquistato la A2 dopo solo un anno dalla sua esclusione. In campo e sugli spalti è una festa liberatoria, Muro si mangia la retina in piedi sopra il canestro e a Bologna le strade si riempono di caroselli di auto imbandierate, quasi si fosse vinto lo scudetto. Sembra l’avvio della rinascita, come la sera di Reggio Emilia, invece…

Tutto sembra finito

Un mese dopo la vittoria di Forlì, sulla Fortitudo si abbatte la tegola più pesante della sua storia: la Comtec sancisce che, a causa delle sue pendenze economiche, la Effe non ha i requisiti finanziari per potersi iscrivere ad un campionato professionistico come la A2. Avendola già “graziata” l’anno prima, permettendole di disputare la serie B, il Consiglio Federale esclude la Fortitudo da tutti i campionati nazionali, costringendola a ripartire dai campionati regionali. In pratica è una radiazione. I tifosi, sgomenti, si riuniscono più volte al Circolo Benassi, intraprendono anche una raccolta fondi da mettere a disposizione di chi volesse rilevare la società da Sacrati e rilanciarla. Ma la situazione ormai è compromessa ed in tanti cresce la consapevolezza che di una Fortitudo di nuovo in campo non si sentirà più parlare per molto tempo.

Anni difficili

Ha inizio un periodo convulso, con la tifoseria divisa nel seguire due progetti, nessuno dei quali può però presentarsi legittimamente come “la Fortitudo”. Uno portato avanti dall’imprenditore Giulio Romagnoli con la compagine di F2011 (la Biancoblu Bologna), che dopo aver acquistato i diritti da Ferrara disputerà il campionato di A2. L’altro (gli Eagles), nato dalla “storica” stretta di mano tra Sacrati e il patron della Virtus Sabatini, che con i diritti di Ozzano partecipa al campionato di serie B. Al di là delle contrapposizioni, spesso eccessive, questo dimostra comunque che c’è ancora una grande voglia di rivedere in campo la Fortitudo, che i tifosi e la città non si sono rassegnati ad accettare il verdetto dell’estate 2010.

La svolta arriva nell’ottobre del 2012: il Tribunale fallimentare di Bologna mette all’asta quel che resta della Fortitudo, compresi i trofei. L’unica offerta che viene presentata è quella di F2011 che è già proprietaria della Biancoblu Bologna. Ora la Fortitudo ha un’unica proprietà e può essere progettata una ripartenza in cui in tanti speravano.

 

Si riparte

Nell’estate del 2013 Marco Calamai – individuato come “garante” dell’operazione – porta a termine una serie di consultazioni con tutti i soggetti interessati al ritorno in campo della Fortitudo, dopo tre anni di purgatorio: tifosi, Comune di Bologna e casa madre SG, che dà un appoggio indispensabile al fatto fondamentale che la nuova entità (essendo fallita la precedente, legata al codice di affiliazione 103) possa scendere in campo con il nome Fortitudo. Anche la FIP dà il suo benestare, permettendo alla nuova società di partire dalla categoria più alta tra i dilettanti, la serie B.

Dopo di che c’è da costruire staff societario e squadra. Dante Anconetani, ex-giocatore biancoblu dei primi anni ’80, viene nominato presidente. Il mercato è difficile e c’è poco tempo a disposizione.  Per molti giocatori, quando è chiaro che a farsi avanti è “la Fortitudo”, i prezzi degli ingaggi si innalzano improvvisamente. Alla fine il roster viene completato con uomini importanti per la categoria (De Min, Spizzichini, Caroldi, ecc.) sotto la guida di coach Tinti, reduce da brillanti stagioni a Cento. L’inizio è straordinario, con il PalaDozza gremito per la prima partita di campionato contro Pavia, ma la chimica della squadra non funzionerà mai perfettamente, nemmeno con l’innesto di Aristide Landi (dalle giovanili Virtus) e il ritorno di Gennaro Sorrentino. Toto Tinti viene esonerato e la panchina è affidata al vice Politi. Dopo un finale di regular season promettente, la Fortitudo viene inopinatamente eliminata al primo turno di playoff da Cento, in sole due partite. E’ un finale amaro, condito anche da spiacevoli episodi di aggressione fisica ai giocatori, colpevoli secondo alcuni di scarso impegno e attaccamento alla maglia.

Piano A, piano B… serie A

La speranza che la “nuova Fortitudo” potesse perlomeno vivere un periodo tranquillo sotto il profilo finanziario, si spegne rapidamente nell’estate successiva. Sulle casse societarie si addensano nubi minacciose e già si profila la necessità di un cambio di proprietà. Per mesi i tifosi leggono attoniti di ricognizioni da parte di Giovanni Consorte (che già aveva svolto un compito analogo per il Bologna Calcio), di piani A e piani B, di fantomatici investitori americani che sarebbero fortemente interessati all’acquisto della Fortitudo. Alla fine della giostra non se ne fa nulla e la proprietà resta sostanzialmente in mano a Gianluca Muratori – Romagnoli nel frattempo è uscito dal CdA – e ad altri cinque soci che fondano la holding “Bologna 1932″ che possiede il 100% delle quote della Fortitudo. Nel frattempo il presidente Anconetani, pur non avendo di fatto una certezza sul budget a disposizione, a formato la nuova squadra, che appare più forte e completa di quella della stagione precedente: torna per l’ennesima volta Davide Lamma, arrivano Iannilli, Valentini, Raucci, Grilli e Matteo Montano. In panchina l’esperto Claudio Vandoni. Il girone della Fortitudo appare subito molto difficile, forse il più competitivo dei quattro in cui è divisa la serie B. Dopo alcune pesanti sconfitte, al presidente Anconetani viene risolto il contratto, Vandoni è esonerato ed al suo posto arriva niente meno che Matteo Boniciolli, già allenatore biancoblu nel 2002. Vengono ingaggiati rinforzi importanti come Marco Carraretto e Nazareno Italiano, mentre il nuovo coach dà un minutaggio sempre maggiore a Leo Candi, un prodotto del vivaio fortitudino. La squadra infila una serie di quindici vittorie su sedici incontri ed imbattuta nei playoff accede alle final four di Forlì dove verranno aggiudicati i tre posti per la promozione in A2.

Il 13 giugno 2015 sulla strada della Fortitudo si pone l’ostacolo Siena, che dopo la ripartenza in seguito al fallimento della vecchia società, ha vinto il proprio girone. Va in scena un eccezionale esodo di tifosi (oltre 3000) che spinge la Effe alla vittoria fin dalle battute iniziali. La partita non ha storia (66-42) e si conclude con l’ennesima festa di un popolo che non ha mai perso la propria fede, nonostante un decennio terribile che avrebbe potuto spegnere ogni speranza.

Come in un film

La stagione 2015-2016 si apre con i fuochi d’artificio fin dalla campagna acquisti, con le polemiche legate all’ipotetico arrivo di Lestini. a completare un roster che essenzialmente è lo stesso della promozione dalla serie B, con l’aggiunta dei due americani. Parte della tifoseria prende una dura posizione contraria e alla fine tutti capiscono, compreso il giocatore, che non è il caso di forzare la situazione. Si inseriscono così Daniel e Flowers, due americani con esperienze italiane ed europee, più il ritorno di Francesco Quaglia e l’arrivo del giovane Luca Campogrande dalla Sam Roma.

Prima dell’inizio delle partite, scoppia anche il caso-Drucker, che fino alla sentenza FIBA (favorevole poi alla Fortitudo) blocca di fatto l’ingaggio degli stranieri. In campionato si parte così dalla … seconda giornata, con una sconfitta ai supplementari nel derby a Imola e le prime due gare interne vengono disputate a Rimini, per la squalifica del PalaDozza dopo i fatti di Montichiari nei playoff dell’anno precedente. Nel recupero della prima giornata la Effe viene beffata da Mantova nelle ultime azioni e al terzo tentativo finalmente arriva la vittoria (77-69) contro Verona, una delle favorite del campionato.

E’ un periodo di difficile assestamento alla nuova realtà della LegaDue: se in casa si vince sempre, con altrettanta regolarità dalle trasferte si torna sconfitti a volte anche pesantemente, come a Trieste e a Matera, nel punto di certo più basso di tutta la stagione. Volano parole forti negli allenamenti e comunque la Fortitudo mantiene una velocità media di crociera che le permette sempre di rimanere in corsa per uno degli otto posti che alla fine daranno l’accesso ai playoff.

Dopo la partita vinta con Treviso si ferma Jonte Flowers, che resterà fuori per quasi due mesi. La Effe, che già aveva tesserato a gettone Radic per le prime gare di campionato per l’infortunio di Ed Daniel, non può sostituirlo e allora si va avanti con la squadra fatta per nove decimi da soli italiani. E’ il momento migliore di Matteo Montano, anche lui reduce da un infortunio e che gioca in pratica da secondo americano, sopperendo all’assenza di quello che fin lì era stato il miglior tiratore biancoblu.

A Recanati, il 20 dicembre, arriva finalmente la prima vittoria esterna (57-63) e a metà gennaio, nel giro di una settimana, il campionato della Fortitudo ha una svolta importante: prima viene battuta Imola e al turno successivo viene espugnata Verona, bissando il successo dell’andata.

In quei giorni, la società e il coach decidono un cambio importante nel roster: parte Andrea Iannilli e al suo posto arriva Valerio Amoroso, un uomo di grande esperienza anche nella massima serie e lasciato libero da Caserta con cui aveva iniziato la stagione. Le sue condizioni fisiche non sono ottimali e per lui si prepara un lungo periodo di allenamenti alternati a sedute di fisioterapia. Vi sono dubbi sul suo recupero, ma il suo impatto, specie nei playoff, sarà decisivo per il prosiegui vincente del campionato della Effe.

Da quel momento il cammino dei ragazzi di coach Boniciolli acquista più sicurezza, nonostante l’unica sconfitta al Paladozza contro la sorpresa Trieste. Da lì in avanti saranno 8 vittorie e solo 3 sconfitte e al termine della stagione regolare arriva la settima posizione, che dà l’accesso ai playoff anche se non con un tabellone facile davanti, dovendo sempre fare i conti con avversarie che avranno il fattore campo a favore in un’eventuale quinta partita.

Il problema sembra non porsi nelle prime sfide della post season: Agropoli, neo-promossa anch’essa dalla serie B e grande sorpresa del girone Ovest di LegaDue con il secondo posto finale, viene subito sconfitta sul proprio campo e nonostante un guizzo vincente nel secondo match – più per un rilassamento della Effe che dilapida un vantaggio di 20 e si fa superare ai supplementari – subisce poi l’implacabile legge del PalaDozza e viene eliminata 3-1.

Stessa se non peggiore sorte tocca ad Agrigento, finalista un anno fa contro Torino, che lascia i playoff dopo sole tre partite, dominate dalla Fortitudo. La brutta notizia, però, è che Jonte Flowers al termine di gara-1 si infortuna di nuovo(questa volta al tendine d’Achille) e resterà fuori fino alla fine della stagione. Alla fine, su 46 partite in totale saranno ben 19 quelle in cui l’Aquila ha dovuto rinunciare al suo giocatore di rendimento più costante.

Se con i siciliani gli altri sono bastati, cosa potrà accadere contro Treviso, la miglior squadra in regular season di tutta la seconda lega? La risposta arriva subito, come negli altri due turni: sbancato subito il PalaVerde (68-61), il “cappottone” con doppiaggio subito in gara-2 (90-45) non lascia ammaccature e nelle successive due battaglie infernali a Bologna, stende i trevigiani con le unghie e con i denti, pur dovendo in pratica fare a meno anche di Leonardo Candi (premiato come miglior under 22 del campionato), per una distorsione alla caviglia rimediata in LegaDue. Si rimette la canotta da gioco anche Davide Lamma, che lascia la scrivania per tornare in campo in un momento di grande bisogno e la sua non sarà solo una presenza simbolica, ma un’aggiunta importante in termini di minutaggio ed esperienza.  E’ la finale, clamorosamente ma meritatamente, perché se nessuno a ottobre avrebbe pronosticato questo risultato per la Fortitudo, il suo cammino nei playoff è stato così autorevole da legittimarlo pienamente.

La sfidante per la promozione in A1 è Brescia – squadra costruita fin dall’inizio per vincere il campionato e che addirittura, per l’ultimo scorcio di stagione, ha inserito David Moss nel suo organico – risorta miracolosamente con le spalle al muro nella semifinale contro Scafati (0-2 e soprattutto sotto di 8 punti a pochi minuti dalla fine di gara-3 a Montichiari), riuscendo a ribaltare la situazione espugnando poi alla bella il campo campano.

La Fortitudo perde forse l’occasione più grande proprio in gara-1 fuori casa, la partita che nelle altre serie aveva incanalato il risultato finale in favore dei biancoblu. Sul 61 pari ha più volte la palla del sorpasso, ma spreca tutte le opportunità, mentre gara-2 si rivela un quasi monologo bresciano, con i ragazzi di Boniciolli che tirano con percentuali bassissime. Si passa così al PalaDozza, in un clima infuocato anche per il divieto di trasferta ai tifosi di entrambe le squadre e tra le mura amiche la Fortitudo ritrova quelle energie che ormai sembravano al lumicino. La serie va sul 2-2 e gara-4 è la partita migliore di tutta la stagione, giocata a giugno, con un caldo infernale, quando ormai tutte le altre squadre di A-1 e di A-2 sono al mare a rinfrescarsi. In gara-5, porte aperte finalmente a 500 tifosi bolognesi, ma Brescia parte subito forte e per la Fortitudo è una partita ad inseguimento, con gli uomini in blu che non ripetono la prestazione balistica di pochi giorni prima e che tornati a -8 ad inizio terzo quarto buttano via troppi palloni e permettono ai padroni di casa di riprendere fiato e volare in serie A.

Finisce con i giocatori bresciani che rendono l’onore delle armi ai ragazzi della Fortitudo, con i tifosi che li incitano anche a partita terminata e poi li aspetteranno al ritorno a Bologna, per ringraziarli della stagione straordinaria, al di là di ogni sogno di mezza estate, che hanno regalato a tutti quello che hanno la Effe nel cuore.

Ma già si guarda al prossimo campionato, alla squadra che dovrà essere ulteriormente rinforzata perché il sogno possa diventare realtà, al derby che tornerà dopo sette anni…